Dopo l’esordio a cinquantacinque anni con L’angelo di Avrigue (1983) – sostenuto e presentato in quarta di copertina da Italo Calvino – sono seguiti Vento largo (1991), Attesa sul mare (1994), Le parole la notte (1998), tutti editi da Einaudi, come anche un testo incompiuto e pubblicato postumo, Il silenzio (2003) e la raccolta di saggi e interviste intitolata Scritti e parlati (2008).
“[…] Come dice Montale, la memoria non è peccato finché giova, tuttavia non è esente da sensi di colpa.
La vita slitta di continuo, ondeggia. Il mare riflette il cielo e vi navigano anche i morti. Le cimetière marin è un testo fondamentale. Tra oro, marmi e tombe, la vita è sempre all’inizio.
Leggo Montale, Valéry, Camus per la loro métaphysique ensoleillée e lo stile rischioso e severo.
Leggo dappertutto e di solito scrivo a casa. Ho amato Pavese, Silvio D’Arzo, Calvino, Lalla Romano, Rigoni Stern, Boine, Sbarbaro, Montale.
Il paesaggio? È destino umano abitare un mondo. Un’opera d’arte nasce da un rapporto della coscienza soggettiva con la storia e con la natura. Il paesaggio che mi vedo sempre davanti agli occhi è quello ligure. Le storie in genere le invento, raccolgo e solidifico una sparsa atmosfera.
Non denuncio, descrivo un disagio. La terra forse insegna la calma, la ricerca della verità. Amo le radici nella terra, ma anche il cielo e il cosmopolitismo. Ben vengano altri popoli, altri individui, colgono anch’essi il significato delle rocce e dei cieli.
Ho col dialetto un rapporto ambiguo, a volte mi pare di un’acre verdezza, a volte morto, stucchevole, specie se ostentato.
La mia giovinezza fu priva di tutto, di libri, di cultura, di scuola; fu angosciante, mutilata. Forse per questo mi piacciono gli emarginati, coloro che hanno una vita nuda, dove tutto è passaggio, transito, clandestinità. L’uomo è l’essere delle lontananze. «Glissez mortels, n’appuyez pas». È una sentenza dell’antica Francia che mi ripeto sovente...
La donna e la morte sono sogni che si sprigionano all’improvviso. Portano a investigare nella mitologia dell’anima. Amerei scrivere un giallo senza fatti, per mutamenti interni, oppure un libro di cieli. Nella vita c’è sempre una mutilazione.”